Versione per stampa |
06-10-2010
Euro, L'Europa, come sempre, sta a guardare
Ieri notte il Giappone ha portato i tassi a zero ed avviato un nuovo piano di riacquisto di titoli di stato, la Gran Bretagna sta facendo lo stesso e negli Stati Uniti il Quantitative Easing n.2 sarà con tuttta probabilità annunciato il 3 novembre. Australia e Nuova Zelanda hanno smesso di aumentare i tassi nonostante economie in buona ripresa. Come qualche economista attento sostiene, non sono più molti a credere che continuando ad immettere denaro nelle economie si stimoli la ripresa dei consumi. Il "monetarista" Bernanke, da sempre contrario - lo ha ribadito ieri - a politiche di stimolo fiscale di tipo Keynesiano, sta di fatto spingendo, come i suoi colleghi giapponesi, sull'indebolimento della divisa come strumento di recupero di competitività. Per tutta la retorica sulla necessità che il mercato dei cambi, compreso lo yuan, funzioni su logiche di domanda e offerta, gli Stati Uniti hanno capito molto prima dell'Europa che per indebolire la propria divisa è meglio immettere moneta che parlare esplicitamente di differenziali. Questa poltica monetaria espansiva non fa nulla, come notava ieri il sempre attento premio Nobel Stiglitz, per far ripartire le economie; scatena piuttosto una guerra a chi svaluta prima che alla fine risulta solo in un gioco a somma zero. Come sempre l'Europa divisa arriva per ultima, ma a breve sarà il turno della Bce di mandare messaggi meno ottimsiti per l'economia. C'è da attendersi quindi un forte indebolimento dell'euro contro tutte le principali divise, perchè per dollaro, yen e sterlina la notizia è già nei prezzi. In questo contesto, riteniamo che sia il dollaro canadese ad avere il maggior potenziale di rivalutazione contro la moneta unica. |