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21-05-2012
Facebook, JPM, "Obama Pensiero" Alle Corde
La corsa dei mercati seguita alla crisi Finanziaria del 2008 ha avuto due principali alleati: le più potenti banche di investimento, che si sono riempite di titoli"tossici" ricevendo denaro a costo quasi nullo dalla Fed, in cambio di una completa liberta' di Azione - la BCE ha poi fatto qualcosa di simile con le operazioni LTRO - e i social network, per la prima volta usati in campagna politica dal'amministrazione democratica, per creare una "nuova" nuova economia. Due dei principali artefici di questo sodalizio tra politica ed economia, Zuckerberg a Facebook, il crollo dei prezzi dalla IPO potrebbe attirare "class action" da investitori decisamente mal informati e Dimon a Jp Morgan, sembrano avere perso il mito dell'infallibilità che indubbiamente Obama ha contribuito ad alimentare per i propri obiettivi politici. Il terzo, Steve Jobs, ha lasciato senz'altro un'onda lunga del suo genio in un' azienda che pero' inizia ora a dare segni di maturità: dalla sua scomparsa le innovazioni che sono arrivate da Cook sono limitate ad ingrandire gli schermi dei vari aggeggi. In analogia con il berlusconismo, Obama ha pensato di costruire un modello mediatico dove se la borsa sale e nasce un multimiliardario al mese, allora la gente puo' pensare che l'economia vada bene. Per un po' funziona, come con il calcio, Google, Facebook e Apple capitalizzano insieme come meta' del Pil italiano, ma l'economia riparte quando tante persone si alzano la mattina e riescono a mantenere e migliorare il loro posto di lavoro. L'ossimoro è una amministrazione "democratica" che invece ha costruito la propria speranza di successo sull'alleanza con un gruppo di oligarchi. La probabilità che venga rieletta ci sembra limitata. |