Chiara contrapposizione di visioni con Draghi che in conferenza stampa l'altro giorno definiva l'attuale cambio dell'euro sul suo valore mediano. Le dichiarazioni verbali come quelle di Juncker, comunque l'unico esponente di spicco a preoccuparsi più di occupazione e di economia reale che di mercati finanziari, hanno effetto limitato se non vengono accompagnate poi da un intervento sulla moneta. La Bce non ha altre armi per indebolire il cambio se non portare a negativi i tassi. La celebrata intenzione di Draghi di fare qualsiasi cosa per salvare l'euro ha sicuramente contribuito ad abbassare i tassi sul debito dei paesi periferici ma ha creato un problema ben più importante all'economia reale: come è successo al Giappone, che però partiva da una situazione ben più florida, con questa politica si rischia di avere un decennio di stagnazione e deflazione, accompagnata da una divisa troppo forte. Può darsi, lo speriamo davvero che la Germania abbia cambiato atteggiamento sul cambio, dopo i dati diffusi oggi per il quarto trimestre dell'anno scorso, che indicano contrazione.
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