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18-06-2009
La Banca mondiale aumenta le stime di crescita per l'economia cinese, ma il modello non è sostenibile
Stamane la Banca Mondiale aumenta le stime di crescita per l'economia cinese al 7,2%, sulla base dell'enorme piano di investimenti in infrastrutture lanciato all'inizio dell'anno. La Cina si rende conto che per diversi anni a venire la crescita "normale" delle economie occidentali, quando si uscirà dalla recessione, sarà inferiore a quella dell'ultimo decennio. Le esportazioni non bastano quindi più a sostenere tassi di crescita che -è questo l'obiettivo cinese- potrebbero portare al sorpasso dell'economia statunitense nell'arco di quindici/vent'anni. Oggi l'economia cinese è grande un po' meno di un terzo di quella americana. Se come dice la Fed, il tasso normale di crescita delle economie occidentali sarà del 1,5/2% per qualche anno a venire, con 6 punti medi percentuali di crescita in più all'anno (la Cina prevede invece di continuare a crescere a circa l'8%) il sorpasso avverrà in meno di un ventennio. La cosa può non affascinare, ma senza questa crescita cinese il futuro delle economie occidentali non è roseo, prima o poi tutto questo debito pubblico andrà rimborsato, o ciò che sarebbe peggio, consolidato. La propaganda cinese si scontra però con la propensione al consumo interno; un cinese di solito risparmia almeno la metà del suo reddito. Grandi sviluppi del consumo a sostenere questa enorme mole di investimenti interni non possono arrivare se non portando la gente a comprare il "made in China", cosa che, con piglio protezionistico, il governo cinese sta incentivando. E' ironico ma le parti si sono completamente invertite; con il fatto che l'occidente non produce più molto, il protezionismo si sta spostando dall'altra parte. Se a questo si aggiunge il fatto che il renmimbi è, secondo studi seri, sottovalutato rispetto al dollaro di circa il 40% (si veda a proposito il bello studio di oggi sul sito www.voxeu.com), si ottiene un quadro che cozza con le stime della Banca Mondiale. La trasformazione da economia prevalentemente esportatrice a sostenuta dai consumi interni non è di domattina e se la Cina non lascia a breve fluttuare la propria divisa, non c'è da aspettarsi che l'occidente la sostenga nelle sue ambizioni. Rimane poi il fatto che la Cina ha investito circa la metà del suo prodotto interno lordo in titoli di stato americani. E' sicuramente stato un errore, ma come quando si è creditori di qualcuno che potrebbe fallire, occorre tenerselo buono. |