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11-04-2011

La primavera delle trimestrali: parte 2

I mercati azionari, fermi ormai da 10 giorni sui livelli di febbraio, aspettano un impulso decisivo dagli utili USA del primo trimestre.
L'attenzione di analisti ed investitori andrà a concentrarsi non tanto sul dato del primo trimestre 2011, quanto sulle prospettive disegnate dai top managers (la cosiddetta "guidance") per i trimestri successivi.
Al centro dell'attenzione saranno i margini sul totale delle vendite. Tra gli analisti più aggressivi (e più influenti) c'è chi fa notare che
1. i margini hanno fatto segnare un nuovo record nel quarto trimestre, allo 8,5% sul totale del fatturato; per il 2011 questi analisti prevedono una accelerazione ulteriore, allo 8,8%
2. i margini percentuali delle società possono anche scendere, ma quelli complessivi del mercato possono continuare a crescere se la dinamica delle vendite è sufficientemente sostenuta.
Viene fatto circolare, così, una specie di preavviso: attenzione che i margini aziendali risulteranno probabilemnte in calo, ma non per questo il mercato deve scendere.
Come abbiamo già evidenziato la settimana scorsa, questo argomento trascura il fatto che, essendo oggi il prodotto nazionale USA allo stesso livello del 2007, la crescita dei margini aziendali è avvenuta soltanto per la compressione di altre componenti. E questo rende un ulteriore progresso non sostenibile da un punto di vista sociale.
In secondo luogo: la dinamica delle vendite potrebbe risultare in aumento? Dipende: se da un lato, a titolo di esempio, Goldman Sachs ha scelto di non ridurre le stime per la crescita economica, la maggior parte delle altre banche ha corretto al ribasso il dato per il primo trimestre 2011, ed oggi il Fondo Monetario riduce le stime per la crescita USA di tutto il 2011.
Conclusione: siamo in disaccordo con quelli che vedono il rialzo ulteriore del mercato spinto dagli utili aziendali (fino a 1500). Se il mercato troverà la forza di salire ancora dai livelli attuali, sarà solo perché, ancora una volta, la Federal Reserve avrà garantito nuova liquidità ai mercati. In assenza di questo supporto, gli indici USA correggeranno.
Per ciò che riguarda l'Europa, il consenso degli analisti oggi è per una crescita degli utili totali in misura del 20% (concentrata tra Germania e Francia): qui il Rischio viene tutto dalle esportazioni, che hanno trascinato il settore menifatturiero europeo nel 2010 e che nel 2011 a nostro parere soffriranno per il rallentamento (che è già in atto) delle economie BRIC e per l'andamento del cambio dell'euro.
Oggi il mercato europeo quota 13,7 volte gli utili già riportati (contro il 15,5 degli USA): è quindi, in relativo, più conveniente. Tuttavia, in Europa è più difficile valutare l'impatto degli utili sugli indici di mercato, perché la forza del mercato USA è più che sufficiente per trascinarsi dietro tutti gli indici europei, a prescindere dai dati macro e micro.

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