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01-09-2012
Le Cose Che Non Ha Detto Bernanke
Draghi non ha mai detto che comprerà quantità illimitate di titoli e ieri Bernanke non ha certo assicurato che a settembre la Fed annuncierà una nuova tornata di immissione di moneta nel mercato. Eppure è oramai la regola che i media ci mettano un paio d'ore a confezionare una versione rivista delle dichiarazioni dei banchieri centrali per ricavarne "evidenze" sulle intenzioni. Come nel caso della riunione BCE di un paio di settimane fa, prima il mercato scende perchè capisce quello che c'è da capire, ovvero niente, nè Draghi nè Bernanke hanno davvero detto molto, poi, nel giro di qualche ora, escono opinioni su quanto limpide siano sembrate le intenzioni del banchiere centrale di turno e il mercato sale. Bernanke, a differenza di altri membri della Fed è convinto che la disoccupazione negli Stati Uniti abbia cause cicliche che possono essere affrontate con misure monetarie. Se il mercato del lavoro, come nelle sue convinzioni, è fiacco perchè ad esempio le aziende non investono allora con nuova immissione di denaro le cause, nella sua percezione, possono essere rimosse. In realtà questo non è successo con le prime due tornate di "QE", il che porta ad ipotizzare che non è di nuova moneta, ma di nuovo credito che c'è bisogno (negli Stati Uniti e in Europa). Le banche, spinte da questa parte dell'Atlantico a comprare titoli di stato e ancora capaci negli Stati Uniti, per alcune scappatoie alla "Volcker Rule" che dovrebbero vietare loro di speculare con il proprio patrimonio, di dirottare liquidità su operazioni di trading, il denaro non lo prestano perchè non lo vogliono prestare. Ci se deve poi chiedere se sia vero, come dice Romney nel suo discorso di investitura che le scuole americane siano davvero ancora così capaci di preparare i giovani al mercato del lavoro. Lo scollamento generale tra accademia e professioni, tanto più vero in Europa è a nostro parere la seconda causa di una disoccupazione che crediamo strutturale, non ciclica. Non riteniamo quindi probabile che a settembre la Fed vada oltre ad eventualmente allungare al 2015 il presunto periodo di tassi "eccezionalmente bassi". L'aumento dell'Inflazione in Europa, soprattutto in Italia, potrebbe inoltre dare alla BCE una ulteriore ragione per non fare molto il sei di settembre (da noi l'Inflazione, che sale per la benzina e per l'alimentare, si misura tenendo conto di queste due poste, su cui la politica monetaria non ha nessun effetto). Continuiamo a credere che i mercati abbiano il loro meglio alle spalle. Gli equilibrismi mediatici hanno sempre un effetto sul breve che è più che compensato da un effetto opposto non appena le aspettative vengono disattese. |