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21-02-2011
Libia, nessuna possibile soluzione di breve periodo
Potrebbe essere ragione di grande imbarazzo, se il governo libico venisse destituito, il fasto con cui il colonnello libico e' stato accolto nel nostro paese qualche mese fa. Oltre che di politica energetica, si discusse allora anche di partecipazioni bancarie, come dimostra la quota detenuta in Unicredit dal fondo sovrano di quel paese. La mancanza di una politica energetica di lungo periodo, oggi fondamentalmente basata sui rapporti con Russia e Libia e ancora totalmente orientata al greggio, potrebbe avere conseguenze notevoli per Eni. Le partecipazioni nel capitale di Unicredit potrebbero inoltre avere richiesto alcune prese di posizioni dell'istituto nei confronti di aziende libiche. Altre aziende particolarmente esposte sono Sirti, che ha un importante contratto con le poste libiche, e in genere le aziende coinvolte in grandi commesse, da Impregilio, al gruppo Finmeccanica. La crisi del mondo arabo non ha come la comunicazione spinge a credere, pulsioni democratiche alle sue radici (anche se evidentemente nel contesto potranno essere portate avanti istanze di equita'), ma il prezzo delle materie prime di origine alimentare. Questa parte del globo ha vissuto con regimi poco democratici per decine di anni e l'eruzione di fenomeni di violenza improvvisi non puo' che avere a che fare con problemi legati a bisogni primari. Per questo, come diceva Kissinger qualche giorno fa, non si tratta di situazioni destinate a risolversi velocemente perche' prima va smontata l'enorme speculazione che le istituzioni finanziarie hanno acceso sul mercato delle derrate alimentari. Come quasi sempre accade, la storia presenta spesso il conto in modi inaspettati ma l'enorme bolla speculativa creata dalla immensa massa di denaro messa a disposizione delle banche finira' anche in questo caso, magari con tempi diversi da quelli attendibili, parecchio male. |