Versione per stampa |
06-07-2010
Stretta fiscale, prevale (forse) il buon senso, possibile un rimbalzo dell'euro
Si andra' con ogni probabilita' verso un voto di fiducia per la Finanziaria, che con qualche ritocco formale che consente a Marcegaglia di cantare vittoria, come quasi sempre sul niente, dovrebbe lasciare l'ammontare totale delle entrate invariato. La via del rigore fiscale sembra trovare consensi un po' in tutta Europa. La Gran Bretagna e' da questo punto di vista piu' avanti di qualsiasi altro paese occidentale, per cui ci aspettiamo una forte rivalutazione della divisa britannica. Il rigore fiscale non puo' pero' che portare ad un nuovo ma salutare rallentamento del ciclo economico. L'Irlanda ha intrapreso con molto anticipo una poltica di rigore fiscale che, come primo effetto, ha portato ad un acuirsi della recessione: in economie basate per due terzi sul consumo privato, minor reddito disponibile vuol dire minori consumi e quindi minore crescita economica. Nessuno in questo momento si sente di investire su programmi di lungo periodo ma il nodo critico a nostro parere per uscire da questa crisi, ma ci vorranno anni, e' la riqualificazione della forza lavoro. In Italia, con prelievo diretto sulle buste paga dei lavoratori, sono disponibili per le aziende svariati miliardi di euro di formazione finanziata, che quasi sempre finisce in programmi troppo generici. Occorre che le aziende inizino ad usare questi fondi per aiutare la propria forza lavoro a cambiare pelle: questa esigenza e' particolarmente attuale nelle banche dove la separazione rigida tra funzioni di vendita e di produzione ha impoverito negli anni la professionalita'. Per fare questo salto occorre che le isitutzioni finanziarie favoriscano l'imprenditorialita' della propria forza lavoro invece che la sua fedelta'. Il risultato di un appiattimento acritico sulle scelte di gruppo, spesso condiviso anche da funzionari di alto livello, porta come conseguenza ad avvallare scelte che non hanno valenze economiche. Non si spiegherebbe altrimenti il caso della Roma calcio, il cui titolo, paradosso del mercato, per la cessione ad Unicredit come contropartita per l'inpossibilita' del gruppo Sensi di ripagare i propri debiti di 320 Miliardi nei confronti del gruppo, saliva ieri del 7%. Il calcio, per inciso, e' la prossima bolla speculativa destinata a scoppiare su base europea (squadre spagnole in testa). |