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21-09-2010
Unicredit
In"lezioni americane" Calvino citava nel 1985, tra i valori da salvare per il millennio successivo, la molteplicita'. Gli eventi, questa la tesi, accadono spesso per il sommarsi di un insieme di circostanze non riconducibili ad un' unica causa. La sola spiegazione di cui si legge per la crisi di fiducia che potrebbe portare Profumo alle dimissioni e' l'ingresso del socio libico. Il manager viene accusato di avere gestito in segreto la sua salita al 7,5%. Gia' l'affermazione e' inquietante: vi sono per normativa Consob obblighi di comunicazione per l'assunzione di partecipazioni in societa' quotate che la vicenda, se gestita davvero in segreto, violerebbe palesemente. Sulla opportunita' di avere il socio libico si sono pronuciate varie parti politiche in direzioni diametralmente opposte ma se la banca, dopo vari aumenti di capitale, deve ancora ricorrere ad altre fonti, forse la situazione di bilancio lo richiede. La Libia e' da sempre uno dei grandi fornitori di Eni per il petrolio e pensare che durante la visita del premier libico non si sia parlato anche di questo, a livello politico, e' di nuovo difficile da credere. Rimarrebbe poi da capire se qualcuno si sia preoccupato che gli obblighi di comunicazione a Consob fossero rispettati. Vero che manca una guida da alcuni mesi all'istituto, altro fatto difficile da comprendere, ma qualcuno con responsabilita' su questo compito ci sara' pure. Come nel caso di Deutsche Bank, che chiede soldi al mercato dopo avere passato gli stress test con valori patrimoniali definiti circa doppi di quelli richiesti da Basilea, a noi questo sembra un ulteriore elemento che porta a pensare che complessivamente il settore bancario europeo stia molto peggio di quanto si racconta. Le cause sono in un peggioramento del portafoglio delle attivita', in un cronico sottodimensionamento dei Mezzi propri e nel peso eccessivo che le attivita' fuori bilancio, non creditizie, ricoprono per i conti economici dei principali istituti. Ora si aggiunge la mano pesante del sistema politico, da cui le vecchie Banche di Interesse Nazionale sembravano essersi liberate. Ma in tempi di crisi del sistema finanziario succede sempre. L'eterno dibattito tra l'opportunita' che certi settori strategici abbiano guida pubblica o meno non trova una risposta univoca: dipende dalle fasi storiche e dalle qualita' dei governanti. |